La storia dello Champagne è caratterizzata da eventi che lo hanno portato a occupare una posizione di assoluto rilievo tra i vini di pregio.
Per raccontartela abbiamo creato due appuntamenti imperdibili, due articoli che ne ripercorrono le tappe più importanti concentrandosi su aspetti diversi. Nel primo abbiamo parlato della nascita, i progressi tecnici e l'evoluzione dello Champagne in vero e proprio brand (Se te lo sei perso lo trovi qui).
In questa seconda parte ti racconteremo l’influenza che clima, territori, uve hanno nella qualità del vino ottenuto e quali sono i principali attori coinvolti nella produzione.
Infine, scopriremo quali sono oggi i numeri dello Champagne. Buona lettura!
Il clima
La regione della Champagne si trova tra due zone climatiche assai diverse: quella oceanica e quella continentale.
Grazie a una minima influenza oceanica i vigneti beneficiano di condizioni climatiche piuttosto temperate. Non fa troppo freddo in inverno, né troppo caldo in estate. La temperatura media annua è di 11°C.
Tuttavia, in inverno spesso la temperatura scende notevolmente, con parametri anche inferiori a -10°C e la presenza di gelate. Al contrario, le temperature possono aumentare molto durante l’estate, provocando violenti temporali.
Ma queste condizioni climatiche possono rappresentare anche un beneficio per la vite: un’estate soleggiata è infatti favorevole alla maturazione dei grappoli d’uva e le piogge che cadono regolarmente durante l’anno forniscono un apporto idrico ideale per le uve della Champagne.
Anche la latitudine nella quale si inserisce la regione risulta decisiva: storicamente si riteneva difficile ottenere uve di qualità a nord del 50° parallelo e a sud del 30°. I vigneti della Champagne sono situati al limite superiore di questa fascia: questa collocazione caratterizza l’eccezionalità, anche in termini qualitativi, del prodotto ottenuto dalla corretta coltivazione in un clima fresco, che nella Champagne si rivela ideale per la produzione di vini effervescenti.
Le migliori annate (i millesimi), provengono da uve che presentano un perfetto equilibrio tra acidità e zuccheri. Sole e pioggia, che si avvicendano durante l’anno, conferiscono al prodotto finale un equilibrio unico. Tuttavia, da un anno all’altro, le condizioni meteorologiche possono variare di molto e la vigna diventa soggetta a diversi imprevisti. Il cambiamento climatico rende questi ultimi più frequenti.
Gli Champagne possono quindi variare sensibilmente in timbro e struttura di anno in anno, e i millesimi sono spesso diversi tra loro a seconda dell’incidenza del clima sul prodotto.
I suoli della Champagne
Il terreno della Champagne è per il 75% calcareo: è infatti composto per lo più da gesso, marne e calcare. Si tratta di suoli leggeri che favoriscono il drenaggio dei terreni. Ǫuesta composizione offre condizioni ideali alla coltivazione della vite: il sottosuolo sarà privo di ristagni durante le stagioni piovose trattenendo solo il necessario per una costante riserva idrica, utile per favorire al meglio la maturazione dell’uva.
In particolare il gesso di cui è composto il terreno, costituito da frammenti di microrganismi marini depositati nel corso di milioni di anni, ha la caratteristica peculiare di essere poroso e di fungere da vero e proprio serbatoio d’acqua: da 300 a 400 litri per metro cubo. In questo modo le viti ricevono acqua a sufficienza anche nelle estati più secche garantendo quell’equilibrio ideale tra acidità e zucchero, caratteristica peculiare che rende grandi i vini della regione.
LA AOC
Denominazione di Origine dal 1936, la regione della Champagne vinicola è suddivisa in 4 zone principali, 20 sottozone e più di 280.000 parcelle (lieux-dits e vigne singole), mentre sono 319 i comuni entro i cui confini si possono coltivare uve atte a produrre Champagne. Gli ettari vitati sono più di 34.000 per una produzione annua di circa 310 milioni di bottiglie. Sin dal 1941 il CIVC (Comité Professionnel du vin de Champagne) agisce da consorzio di produzione con funzione di tutela a protezione del marchio e dei vari interpreti professionisti della regione.
LE UVE
Le superfici vitate sono così suddivise:
Pinot Noir ca. 38%, Pinot Meunier ca. 31%, Chardonnay ca. 31%.
Lo Champagne può essere ottenuto da 7 vitigni, anche se più del 99% e’ composto da Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier.
Molti Champagne sono prodotti dall’assemblaggio delle tre uve e molti sono blend di diverse uve, vigne e annate. Ci sono però casi in cui gli Champagne sono prodotti da monovitigno: quando sono ottenuti da sole uve Chardonnay prendono il nome di Blanc de Blancs, mentre i Blanc de Noirs possono essere prodotti da sole uve a bacca nera, quindi da solo Pinot Noir, da solo Pinot Meunier o da un blend tra i due.
Gli altri 4 vitigni, Arbanne, Petit Meslier, Pinot Blanc e Pinot Gris, i cosiddetti Cépages Oubliés, rappresentano meno dello 0,3% del vigneto e non sono autorizzati nuovi impianti, benché siano permesse le sostituzioni delle viti già esistenti. Gli Champagne qui ottenuti sono quindi delle vere e proprie rarità.
Le aree di produzione dello Champagne
Montagne de Reims - Si estende a sud della città di Reims. Il vitigno più impiantato è il Pinot Noir, in grado in quest’area di dare risultati eccezionali.
Côte des Blancs - A sud di Épernay troviamo invece il regno dello Chardonnay, capace di produrre grandi risultati anche in virtù del sottosuolo marcatamente gessoso che ben si adatta al vitigno a bacca bianca della regione.
Vallée de la Marne - Area che si estende da Épernay sino quasi ai confini orientali di Parigi. Nella zona più a est è dominante la percentuale di impianti a Pinot Noir, mentre verso ovest è maggioritaria la quota di vigneti coltivati a Meunier.
Nota anche con il nome di Aube e ubicata a sud-est di Troyes, nell’area più meridionale della Champagne, è geograficamente più prossima a Chablis rispetto alle altre tre grandi zone della regione. Il Pinot Noir qui rappresenta quasi l’85% della superficie vitata.
La scala dei Cru, Echelles des Crus - identifica i comuni (villages) con classificazione Grand Cru e Premier Cru. Dei 319 comuni, 17 sono classificati Grand Cru, il livello qualitativo più elevato, e 44 Premier Cru.
Il metodo di produzione
Non esisterebbe Champagne senza metodo classico e non esisterebbe metodo classico senza Champagne, il vino che più di tutti ha legato il suo nome a regione di origine e metodo di produzione. Quest’ultimo prevede cinque fasi principali:
- Produzione di “vin clair”: il vino base fermo e secco che verrà poi rifermentato.
- Presa di spuma: seconda fermentazione con aggiunta del “liqueur de tirage”, una miscela di zuccheri e lieviti. Ǫuesti ultimi si “nutrono” di zucchero per produrre alcool e anidride carbonica che si conserverà all’interno della bottiglia. La sosta sui lieviti può durare da un minimo di 15 mesi fino a oltre 10 anni.
- Dégorgement: noto anche con il nome di “sboccatura”, è il processo che prevede l’apertura delle bottiglie per espellere i lieviti ivi contenuti e rendere limpido il vino.
- Aggiunta del liqueur d’expedition: rabbocco della bottiglia e dosaggio zuccherino su una scala da 0 g/l agli oltre 50 g/l
- Doságe Zéro; Brut Nature; Pas Dosé; Non Dosé; Integral - da 0 a 3 g/l
- Extra Brut - da 0 a 6 g/l
- Brut - meno di 12 g/l
- Extra Dry - 12-17 g/l (categoria in disuso)
- Sec - 17-32 g/l
- Demi-Sec - 32-50 g/l
- Doux - + 50 g/l
- Tappatura, etichettatura e riposo della bottiglia prima dell’immissione in commercio.
Le persone: maisons, vignerons e coopérative
A partire dagli anni ‘50 si assiste a una triplice ripartizione tra i vari interpreti dei vini della Champagne. Esistono sostanzialmente tre attori: maisons, vignerons e coopérative.
Le maisons de Champagne sono gli storici artefici del successo di cui gode oggi questo vino. Il loro compito è infatti quello di elaborare i propri Champagne con le uve comprate dai vignerons o con vini dei propri vigneti, se ne possiedono. Scelgono con cura i diversi Cru che comporranno l’assemblaggio delle loro cuvée in base ai loro desideri, all’identità e al timbro della Maison, ciascuna caratterizzata da un proprio stile.
Il loro successo dipende dalla selezione delle percentuali di assemblaggio delle varie uve, dalla selezione delle vigne e dal savoir-faire dello Chef de Cave, l’enologo, nell’elaborazione delle cuvée secondo una “ricetta” segreta, che conserva e trasmette lo stile della cantina.
Le maisons de Champagne realizzano oggi più di due terzi delle vendite e assicurano il 90% delle esportazioni internazionali di Champagne. I loro marchi sono spesso famosi in tutto il mondo. Tuttavia, la notorietà di un marchio non corrisponde necessariamente a grandi volumi: alcune maisons mantengono volutamente piccole dimensioni e hanno una produzione limitata, altre invece coniugano fama e grandi dimensioni.
I vignerons
Sono vignaioli che coltivano le proprie uve e, in certi casi, elaborano i propri Champagne. Il loro lavoro va però ben oltre quello di occuparsi delle vigne: essi devono conoscere tutte le caratteristiche peculiari del territorio adattandosi alle singole specificità. Pazienza, ascolto e rispetto del vigneto sono le parole chiave del vigneron che, quando imbottigliano il frutto del proprio lavoro, tende a ottenere vini territoriali e ricchi di personalità.
Il numero dei vignerons della regione è di circa 16.200 e l’insieme dei loro vigneti consta per quasi il 90% delle vigne di tutta la Champagne. Non tutti i vignerons elaborano però i propri vini, molti sono ancora conferitori per le grandi maisons. Fino alla metà del XX secolo infatti i vignerons erano esclusivamente produttori di uva, che veniva acquistata dalle maisons le quali si occupavano dell’elaborazione e della commercializzazione dei vini.
I Récoltant Manipulant (RM), sono invece piccoli vignerons indipendenti che coltivano e vinificano autonomamente i propri vini e li commercializzano con il proprio marchio. Li producono all’interno della loro azienda con uve provenienti dalle sole vigne di proprietà e si occupano inoltre della vendita del prodotto.
Le coopérative
Le 130 coopérative distribuite nella regione hanno il fine di condividere le risorse e offrono servizi di pressatura, di vinificazione e di stoccaggio. Alcune di loro vendono anche il loro Champagne con un marchio comune, oltre ad offrire la possibilità di produrre la propria “private label” di Champagne ad aziende e marchi della grande distribuzione organizzata.
Lo Champagne in numeri
Quella dello Champagne è la 1° denominazione vinicola al mondo.
Prodotto da territori che rappresentano solo lo 0,5% della superficie mondiale a vigneto, genera il 21% del valore nel mercato dei vini effervescenti e rappresenta il 10% del consumo globale di spumanti.
Nel 2022 sono state spedite 325,5 milioni di bottiglie, il 45% delle quali in Francia e il 57,5% dedicato all’esportazione.
Stati Uniti, Regno Unito e Giappone si trovano sul podio dei mercati esteri, rispettivamente con 34,1, 29,9 e 13,8 milioni di bottiglie importate. L’Italia occupa il settimo posto con 9,2 milioni di bottiglie.
Nell’ultimo anno la regione della Champagne ha visto esportazioni per oltre il 57% delle vendite, in considerevole aumento rispetto alle percentuali degli ultimi anni. Ciò ha influito nel rendere più rare nel mercato le bottiglie degli Champagne più prestigiosi.
Nel 2022 le vendite di Champagne hanno toccato un nuovo record con un aumento del giro d’affari a oltre 6 miliardi di euro. Nel 2023 la scarsità di prodotto che ha segnato il biennio 2021/2022 si è decisamente normalizzata.
Dal 2018 l’indice regionale Champagne eWibe è in continua crescita, arrivando a segnare un aumento dell’81% negli ultimi 6 anni.
Ritratto di un grande classico
In questo articolo abbiamo raccontato l’influenza che clima, territori e uve hanno nella qualità dello Champagne e quali sono i metodi di produzione e le figure coinvolte.
Abbiamo poi visto quali sono i numeri delle bottiglie prodotte e i principali paesi in cui vengono esportate.
Su eWibe selezioniamo solo Champagne provenienti da produttori verificati e custodiamo le bottiglia in depositi con tecnologie capaci di preservarne l’integrità e mantenere le proprietà organolettiche del vino.
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