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La storia dello Champagne: dalle bollicine dei re alla tutela del brand

Scritto da Leonardo Bernasconi | Sep 27, 2023 5:26:33 PM

 

Le sue bollicine hanno conquistato il mondo. Nel corso del tempo lo Champagne si è distinto non solo per l’altissima qualità, ma anche per una serie di processi produttivi che hanno portato alla nascita dello spumante più celebre della storia.

In questo articolo ne ripercorreremo le tappe principali, dalla nascita fino ai nostri giorni.

Scopriremo poi come la denominazione Champagne sia diventata un vero brand, identificativo del vino che più di tutti è associato a una precisa regione e ai suoi vigneti.

 

Champagne: il vino dei re

 

Si ritiene che i romani siano stati i primi a piantare le viti per produrre vino nella regione della Champagne

La fama di Reims, capitale della regione, ebbe inizio con il battesimo di Clodoveo, re dei Franchi, qui avvenuto nel 496. La scelta di Clodoveo divenne poi un simbolo e fece sì che, dal 987 fino al 1825, tutta la stirpe dei re di Francia si fece incoronare a Reims, nella meravigliosa cattedrale di Notre-Dame, tra i più alti esempi di arte gotica in Europa.

Le incoronazioni, che riunivano le più importanti figure del regno, davano luogo a ricchi banchetti nei quali il vino scorreva a fiumi. Da allora, il vino della regione, prima fermo e poi effervescente, divenne il vino dell’incoronazione: il “Vino dei Re

 

La nascita del metodo di produzione dello Champagne

La data di nascita dello Champagne viene fatta risalire per convenzione al 1668, anno in cui l’abate Dom Pierre Pérignon divenne amministratore dell’abbazia di Hautvillers, carica che assunse per quasi cinquant’anni, fino alla sua morte, periodo in cui fu artefice di importanti evoluzioni in campo enologico.

In quei tempi l’assemblaggio del vino avveniva in modo abbastanza casuale. Dom Pierre Pérignon, agendo da precursore, riconobbe la complementarità esistente tra vini diversi e tra cru differenti. Iniziò quindi a praticare assemblaggi attentamente ponderati. Il risultato furono vini migliori, più equilibrati e di qualità superiore.

A Dom Pierre Pérignon va il merito di un’importante innovazione tecnica: l’ideazione della cuvée, risultato ottimale dell’assemblaggio tra le diverse partite di uve e della successiva combinazione in cantina, con relativo controllo delle caratteristiche del vino. In sintesi, all’abate si deve la declinazione del vero “mestiere” dell’enologo che, sia nelle vigne che in cantina, riesce a combinare, armonizzare e a scegliere il miglior blend per creare un grande vino dalle caratteristiche ripetibili.

Nella seconda metà del XVII secolo fu messa in atto una nuova tecnica di pressatura delicata e frazionata. Si trattò di una rivoluzione, che permette tuttora di ottenere vini bianchi da uve a bacca nera.

 

Innovazioni e progressi tecnici

A partire dalla fine del 1600, nella regione Champagne si scelse volontariamente di produrre vini effervescenti. Con l’aggiunta del liqueur de tirage, composto liquoroso a base di vino, zucchero e lieviti, viene indotta un’ulteriore fermentazione al fine di rendere il vino frizzante. La tradizione racconta che tale tecnica sia dovuta a un altro religioso, il benedettino Fratel Jean Oudart.

Nel 1685 il tappo di sughero viene utilizzato per la prima volta in Champagne e nel XVIII secolo anche l’industria del vetro migliorò gradualmente, portando alla diffusione di una bottiglia più spessa e quindi più resistente. 

Dal 1800 una serie di innovazioni tecniche permette alle cantine della Champagne di migliorare ulteriormente l’elaborazione dei vini. Una delle principali fu il controllo dell’effervescenza. Per molto tempo essa era dipesa in gran parte dal momento in cui veniva effettuato il tirage, ma il risultato era spesso casuale. A volte le bottiglie esplodevano, causando perdite significative, oppure, al contrario, l’effervescenza non si sviluppava e il vino rimaneva fermo. Alla fine del XVIII secolo, i produttori di Champagne iniziarono ad aggiungere zucchero al tirage per compensarne un’eventuale carenza, ma fu all’inizio del XIX secolo che vennero inventate le “tavole di remuage”, oggi note come pupitre, con lo scopo di far confluire il deposito dei lieviti nel collo della bottiglia. Una volta depositati, i lieviti in eccesso si eliminavano con la tecnica del dégorgement, che prevedeva un successivo rabbocco di vino.

Nel 1837, il farmacista Jean-Baptiste François mise a punto un metodo affidabile per misurare con precisione la quantità di zucchero da aggiungere al vino e ottenere un’effervescenza ottimale. Così, il tasso di rottura delle bottiglie diminuì drasticamente. 

Pochi anni dopo vennero inventati la capsula (o plaque de muselet) e il suo sostegno tramite una gabbietta in filo di ferro.

Solo nel 1860 Louis Pasteur scopre i lieviti e la loro capacità di trasformare lo zucchero in alcol e anidride carbonica. Fino ad allora, il processo era rimasto un mistero. Da quel momento, si applicò un metodo di produzione standard che venne poi codificato per ottenere la seconda fermentazione in bottiglia.

Infine, nel 1884, Armand Walford inventa il dégorgement à la glace (a freddo). A tal fine, il collo della bottiglia veniva immerso in una soluzione a circa -27°C, congelando i sedimenti all’interno della bidule, un piccolo cilindro posto sotto il tappo a corona. Questa operazione consentiva di espellere i sedimenti senza perdere un’importante quantità di vino, come invece accadeva con il dégorgement à la volée. Tale tecnica è oggi quella più utilizzata.

 

Storia della denominazione di origine

Fino alla fine del XIX secolo i vigneti della Champagne erano molto estesi e coprivano una superficie di oltre 60.000 ettari. Nel 1863 compare in Europa un grave flagello per la vite: la fillossera, che attacca le radici e si nutre della linfa delle piante, seccando irreparabilmente la vigna dall’interno. Quasi tutti i vigneti europei vengono distrutti: in Champagne la priorità immediata diventa l’estirpazione delle piante colpite.

Nel 1898, i vignerons e le maisons della regione si rendono conto dell’importanza di proteggere il loro patrimonio comune e fondano la AVC, l’Association Viticole Champenoise. Come per tutte le regioni colpite, si ovviò al problema degli attacchi della fillossera re-impiantando i vigneti e innestando l’apparato aereo europeo su un apparato radicale (portainnesto) americano, resistente all’insetto. Tale tecnica si rivelò molto valida dato che riuscì a mantenere le qualità antiche dei vini pur adattandosi ai terreni della regione e preservando le viti dalle malattie.

Consapevoli del valore che lo Champagne rappresentava, gli abitanti della celebre regione vitivinicola cercarono, a partire dalla fine del XIX secolo, di introdurre regole per impedire l’usurpazione del loro patrimonio.

Inoltre, per la prima volta un vino venne identificato con il nome della regione che lo produceva, la Champagne. Fino al Medioevo si era infatti parlato genericamente di “vino di Francia”. A partire dal 1690, si citarono espressamente i “Vini di Champagne”.

Nel 1887, la Corte d’Appello di Angers emise una sentenza che attribuisce il termine “Champagne” esclusivamente ai vini provenienti dalla regione.

Nel 1905, il Ministero dell’Agricoltura rese ufficiale la delimitazione della “Champagne viticola” e l’esclusività del nome Champagne ai vini raccolti e trattati completamente in quest’area.

Nel 1935 venne legalmente definito il concetto di Appellation d’Origine Contrôlée (AOC), l’equivalente della DOC, e l’anno successivo venne riconosciuta la denominazione Champagne, che ratificò tutte le regole previste dagli operatori della regione Champenois.

Nello stesso anno venne creata anche la Commission de Châlons che riuniva i rappresentanti delle maisons e dei vignerons, al fine di definire collegialmente le regole per la lavorazione degli Champagne.

Nel 1941 venne creato invece il Comité Interprofessionnel du vin de Champagne, sulla scia della Commission de Châlons, che concentra ulteriormente i poteri per la difesa e la protezione dei vini della regione.

 

Verso la tutela dello Champagne come “brand”

Gli anni ‘20 sono un periodo di grande splendore in cui viene rafforzata la fama dello Champagne. 

Alla fine della Prima Guerra Mondiale, che aveva profondamente ferito e traumatizzato l’intera Europa, l’atmosfera è festosa e spensierata. Lo Champagne, simbolo di gioia, convivialità e piacere, è presente su tutte le tavole più rinomate e vive quindi una vera e propria “età dell’oro”. 

Anche nel secondo dopoguerra il nome “Champagne” evoca immediatamente un immaginario di festa, lusso, convivialità e piacere. Tuttavia questo prodotto suscita invidie e tentativi di plagio.

Nel 1960, un vino effervescente distribuito in Gran Bretagna prende il nome di Spanish Champagne. La condanna da parte dell’Alta Corte d’Inghilterra permette di proteggere la denominazione “Champagne” nei Paesi di diritto inglese e servirà da riferimento per altri stati. Si innesca una continua battaglia contro svariati tentativi di usurpazione. Lo scopo è quello di proteggere sì la denominazione Champagne ma, insieme, anche il consumatore finale di ogni paese, al quale si vuole fornire una garanzia di originalità sul vino acquistato.

Nel 2021, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea rafforza ulteriormente la tutela delle denominazioni di origine, in particolare della denominazione Champagne, pronunciandosi contro i tapas bar chiamati Champanillo. In tale recente sentenza, la Corte di Giustizia Europea afferma che “la protezione delle denominazioni d’origine debba essere estesa ai servizi per garantire un alto livello di tutela”. 

Tra le denominazioni più ricercate da collezionisti e investitori troviamo Louis Roederer Cristal e Cristal Rosé, Champagne sinonimi di tradizione coniugata a processi produttivi innovativi e sostenibili. Scopri la loro storia qui.

 

Le bollicine che hanno conquistato il mondo

In questo articolo abbiamo ripercorso la storia dello Champagne, dalla nascita fino alle innovazioni e i progressi tecnici che lo hanno reso lo spumante più famoso al mondo.

Abbiamo anche raccontato come la denominazione Champagne sia diventata un vero “brand”. 

Nel prossimo articolo ti racconteremo l’influenza che clima, territori, uve hanno nella produzione e quali sono le figure coinvolte.

Infine, scopriremo quali sono oggi i numeri dello Champagne.

Non perdertelo!

 

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