La distinzione tra i diversi formati delle bottiglie di vino, oltre che su questioni pratiche, si basa anche su strategie politiche e richiami concettuali che nei secoli passati alimentavano le prime forme di marketing.
In questo articolo faremo chiarezza sulle diverse tipologie, sulla nascita, sulle loro funzioni specifiche e sul legame con grandi re e personaggi biblici.
Per secoli il vino è stato conservato in diversi recipienti: anfore di terracotta, vasi di ceramica, otri di cuoio. La bottiglia più simile a quella che conosciamo oggi nasce nel Cinquecento, alla corte francese di Caterina de’ Medici: il vino inizia allora a essere conservato in bottiglie di vetro ricoperte di vimini. La produzione più su larga scala delle bottiglie di vetro soffiato prende piede, ancora in Francia, dal Settecento.
È proprio in questo momento che nasce il formato standard. All’epoca erano gli inglesi ad avere un ruolo chiave nel mercato. In tale contesto, nacque anche l’esigenza di convertire le unità di misura dal sistema imperiale anglosassone, il gallone imperiale, in quello decimale, utilizzato in Francia e Italia.
Il Regno Unito cominciò a importare massicciamente il vino dalla Francia. Tradizionalmente, le casse anglosassoni per il trasporto di alcolici misuravano 2 galloni, vale a dire 9 litri circa. Per motivi di praticità, si scelse di riempire questo spazio con un numero di bottiglie che fosse anche vantaggioso per il commercio. Per ogni cassa risultarono così 12 bottiglie da 750 ml.
Una curiosità: a supporto dell’esigenza di consacrare il formato standard da 750 ml c’era anche la capacità polmonare di soffiatura degli artigiani vetrai, che corrispondeva proprio a questa unità di misura.
I formati più conosciuti per quanto riguarda le bottiglie di vino sono lo Standard da 750 ml, e il Magnum, equivalente al doppio, 1500 ml.
In realtà, la suddivisione è molto più ampia, e dipende anche dalla tipologia di vino a cui i formati sono dedicati e alle tradizioni regionali. Le bottiglie inferiori a 375 ml sono formati oggi in disuso, mentre quelli più canonici sono:
Ogni formato ha specifici vantaggi e caratteristiche. In particolare, tra le bottiglie che vengono maggiormente utilizzate, troviamo i seguenti:
Bottiglie Standard (750 ml): più pratiche per il consumo quotidiano e richiedono meno tempo per raggiungere la maturità ottimale. Sono anche più facili da gestire, conservare e vendere.
Magnum: è spesso considerato il formato ideale per l’invecchiamento del vino. Le ragioni sono molteplici:
La distinzione tra formati non è l’unico parametro di riferimento nella scelta e nell’utilizzo di specifiche tipologie di bottiglie per determinati vini. La forma è un altro elemento fondamentale. Tra le molteplici che si sono succedute nel corso dei secoli, quelle più comuni al giorno d'oggi sono le seguenti:
Sostanzialmente da strategie di marketing. I grandi formati nascono per contenere champagne ed erano destinati ad una clientela abbiente e nobile. Dando loro nomi altisonanti come Jéroboam (il primo re del regno del nord di Israele), Mathusalem (nonno di Noè noto per la sua longevità), Balthazar o Salmanazar (antichi re). E ancora, Nabuchodonosor (il re che condusse Babilonia al massimo splendore), Melchior e Salomon (rispettivamente: uno dei tre re magi e il re sapiente che unificò lo stato di Israele).
I commercianti dell’epoca volevano rendere ancora più percepibile l’altissima qualità del vino. Possedere queste bottiglie era inoltre un vero status, simbolo del proprio rango e prestigio.
In questo articolo abbiamo fatto un po’ di chiarezza sui diversi formati delle bottiglie di vino. Una distinzione che, oltre a questioni pratiche, si basa anche su strategie politiche e richiami concettuali che nei secoli passati alimentavano le prime forme di marketing.
Ne abbiamo ripercorso la nascita, le loro funzioni specifiche e il legame con grandi re e personaggi biblici.
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