Tra le bottiglie protagoniste del 2023, che sono state anche le più scambiate su eWibe, troviamo diversi grandi interpreti della produzione vitivinicola nazionale, provenienti soprattutto da Toscana e Piemonte. Le regioni estere che si sono distinte per buone performance sono invece Champagne e Bordeaux.
Il 2024 è un anno decisamente favorevole per investire in vini di pregio, in virtù dell’atteso calo dell'inflazione e del taglio dei tassi, considerando anche il riassestamento sul mercato dei fine wines che ha caratterizzato il 2023.
Alla luce di questi dati e i possibili scenari, abbiamo selezionato 9 vini pregiati che si confermano tra le migliori bottiglie da collezione. Protagoniste non solo per l'eccezionale qualità, ma anche per le innovazioni che hanno contribuito a rafforzarne il mito.
Buona lettura!
Il comparto vitivinicolo italiano è la nota positiva di questo anno appena trascorso: Toscana e Piemonte sono state le protagoniste indiscusse.
Le ragioni di questo trend sono da ricercare primariamente tra gli appassionati e i collezionisti di vini pregiati che - alla luce di quotazioni speculative, specificatamente dei vini di Borgogna - hanno orientato le proprie scelte d’acquisto in favore dei grandi vini italiani.
La seconda ragione è riconducibile all’eccezionalità di alcune annate prodotte in Piemonte e commercializzate lo scorso anno: in particolare la superlativa 2019 a Barolo è stata capace di riaccendere i riflettori anche sulle annate precedenti.
Esattamente come accaduto con alcuni dei migliori Super Tuscan, tra i quali spiccano i Sassicaia delle ultime annate, i cui rilasci hanno risvegliato l’attenzione anche per le vendemmie meno recenti.
Tra i grandi vini nazionali che continuano a distinguersi per qualità e performance sul mercato ne troviamo 3 in particolare:
La DOC Bolgheri Sassicaia, caso più unico che raro nel quale i confini della denominazione coincidono con quelli della proprietà, è un unicum di prestigioso valore. Il “grand vin” ivi prodotto è composto per l’85% da Cabernet Sauvignon e per il 15% da Cabernet Franc.
Sassicaia è un vino robusto e fine al contempo: uno dei più importanti e riconoscibili tagli bordolesi fuori Bordeaux.
L’annata 2018 ha ricevuto un punteggio di 97+/100 da Wine Advocate di Robert Parker, che ne ha anche sottolineato il grande potenziale di invecchiamento.
La genesi di Sassicaia ha seguito un percorso tutt’altro che lineare.
Il marchese Mario Incisa della Rocchetta, grande appassionato di cavalli e di vini francesi, notando una certa somiglianza tra il territorio di Bolgheri e quello di Graves, nei dintorni di Bordeaux, decise di provare a creare una gamma di vini simili a quelli francesi. Forte della sua convinzione, il Marchese importò direttamente dalla regione bordolese delle viti di Cabernet Sauvignon e di Cabernet Franc. Sempre ispirandosi alla stessa tradizione, il Marchese introdusse poi le barriques, botti di dimensioni ridotte (225 l) rispetto alle botti grandi storicamente impiegate nella produzione di vini toscani.
All’inizio degli anni ’40, il Marchese avviò la produzione del primo vino rosso della storia di Bolgheri e, qualche anno più tardi, creò il primissimo Sassicaia. Per i primi quindici anni, il Sassicaia prodotto fu consumato unicamente dalla famiglia del marchese in quanto giudicato quasi “imbevibile” dagli intenditori locali. Noncurante dei commenti negativi, nel 1968 il Marchese propose la commercializzazione della prima annata di Sassicaia, riscuotendo immediatamente un notevole successo. Dieci anni dopo, il vino Bolgheri Sassicaia venne classificato dalla rivista enologica inglese Decanter come il miglior Cabernet del mondo. Da quel momento, il caso di Sassicaia attirò investimenti nell'intero comprensorio di Bolgheri.
La storia della famiglia Incisa della Rocchetta non è scritta solo dalla passione per il vino. Prima che iniziasse la loro avventura nel mondo della produzione vitivinicola, Mario e sua moglie Clarice erano infatti accomunati da un altro grande amore: quella per i purosangue.
Tenuta San Guido nacque come scuderia dall’incontro tra la coppia e Federico Tesio, proprietario della scuderia Razza Dormello-Olgiata. Qui si allenavano i grandi cavalli, quali Ribot, Botticelli e Braque. In seguito, la proprietà dell’Olgiata venne venduta e per la stagione fredda i purosangue vennero spostati da Dormello alla luminosa Bolgheri.
Proprio Ribot viene ricordato come il cavallo più forte della storia, il campione del secolo scorso che ha saputo entusiasmare anche i meno appassionati alimentando l’orgoglio di essere italiani. Il cavallo diventò presto uno standard al quale guardare nel mondo delle scuderie, tanto da ricevere il plauso anche della Regina Elisabetta II, anch'essa grande esperta di equitazione.
Prodotto per la prima volta nell’annata 1977, è stato il primo Sangiovese in purezza vinificato nella zona di Radda in Chianti. Le uve provengono dai vigneti storici dell’azienda, piantati tra il 1968 e il 1999.
L’annata 2020 è stata premiata con un punteggio di 98/100 da Vinous di Antonio Galloni.
Montevertine fu acquistata nel 1967 da Sergio Manetti, allora industriale siderurgico, come casa di vacanza: la restaurò rendendola abitabile, impiantò due ettari di vigna ed allestì una piccola cantina con l’idea di produrre un po’ di vino per i suoi amici e clienti. Trovandosi nel contesto di una realtà agreste che produceva vino, Manetti iniziò ad approfondire il tema e scoprì che Radda in Chianti, in determinate situazioni, poteva diventare uno dei migliori luoghi in Italia e dunque al mondo dove produrre Sangiovese.
La prima annata prodotta, la 1977, fu considerata discreta e Sergio Manetti pensò di mandarne alcune bottiglie al Vinitaly di Verona tramite la Camera di Commercio di Siena.
Visto l’enorme successo ottenuto, Sergio decise di dedicarsi interamente alla produzione di vino, espandendo pian piano la propria azienda.
Fu a questo punto che entrò in scena Giulio Gambelli, probabilmente uno dei più grandi esperti di Sangiovese al mondo, coadiuvato da Bruno Bini, lo storico cantiniere di Montevertine. Insieme condussero una piccola azienda agricola chiantigiana ai vertici della produzione vitivinicola globale, guidati dalla volontà di ottenere vini territoriali fini, eleganti e longevi.
Nel 1977 uscì la prima annata di Le Pergole Torte, 100% Sangiovese, un vino che andava oltre la tradizione (scritta) del Chianti Classico, pur rispettando e omaggiando quella del territorio e del suo vitigno principe.
Fu l’inizio di una ferita insanabile fra il Consorzio e il duo Manetti-Gambelli. Le Pergole Torte era ottenuto da Sangiovese in purezza, al contrario di quanto previsto dal disciplinare di produzione, che vedeva il Chianti Classico prodotto dall'assemblaggio di più varietà. In seguito, l'azienda decise di mettere in commercio i propri vini semplicemente con i nomi "Le Pergole Torte", "Montevertine" e "Pian del Ciampolo", senza etichettarli come Chianti Classico.
Il primo incontro tra Sergio Manetti e il famoso artista emiliano Alberto Manfredi, poi divenuto suo grandissimo amico, generò l’etichetta dell’annata 1982, un aquarello che raffigurava il viso di una donna contornato da alcuni bicchieri. Il grande successo ottenuto incoraggiò Sergio e Alberto ad andare avanti in quella direzione e nuove etichette si susseguirono, una diversa per ogni annata, ma sempre aventi come soggetto un volto femminile.
La storica cantina piemontese venne fondata nel 1900 da Giacomo Conterno a Monforte d’Alba e nel 1912 viene imbottigliato il primo “Vino Barolo” dal figlio Giovanni.
È il nipote del fondatore, nuovamente Giacomo Conterno, che nel 1924 produrrà per la prima volta quello che a tutti gli effetti è il vino più leggendario tra i grandi rossi nazionali: il Barolo Riserva Monfortino - in quella data con etichetta che riporta solo il nome “Monfortino” e la menzione “Extra” che muterà poi in “Stravecchio” per divenire “Riserva”.
Nel 1974 la Ditta Giacomo Conterno acquista la leggendaria vigna “Cascina Francia” a Serralunga d’Alba, 14 ettari particolarmente vocati alla coltivazione di uve Nebbiolo e Barbera. La cantina è oggi guidata da Roberto Conterno, entrato in azienda nel 1988. Roberto, persona dotata di particolari sensibilità e precisione, ha espanso ulteriormente la cantina acquistando tre ettari del cru Cerretta e la totalità del cru adiacente a Cascina Francia: Arione.
La volontà di Giacomo di realizzare un Barolo a marchio Conterno, che si imponesse per qualità e longevità, si concretizza nei primi anni Venti, quando l’attività di famiglia, fino a quel momento legata prevalentemente alla vendita del vino in damigiana, viene veicolata verso la produzione delle prime bottiglie di “Barolo Extra”.
All’inizio, Giacomo Conterno produce i propri vini dapprima sotto l’etichetta “Stravecchio”, divenuta poi “Barolo Stravecchio”. La dicitura “Monfortino” compare per la prima volta su una bottiglia dell’azienda Giacomo Conterno in un “Barolo Extra” del 1924, un nome pensato per sottolineare il comune di residenza della cantina, Monforte d’Alba.
Dal 1978 il Monfortino nasce esclusivamente dai 14 ettari del vigneto Francia di Serralunga, dai quali Roberto produce tre vini, il Barolo Riserva Monfortino, il Barolo Francia e il Barbera d’Alba Francia.
Le annate dalla 2013 alla 2015 sono state prodotte di seguito da Roberto Conterno. Uomo dotato di esperienza e pazienza, ha saputo aspettare e poi produrre un millesimo dall’annata 2014, giudicata da molti infausta. Dopo 3 mesi di pioggia, ottobre è stato molto soleggiato e Roberto ha raccolto uve con le quali ha dato vita a uno dei Monfortino più leggendari della storia della cantina. Un vino che somma la quintessenza dell’eleganza all’incisività di una annata dura, premiato con un doppio 100/100 da Wine Advocate di Robert Parker e da Vinous di Antonio Galloni. (Se vuoi sapere di più su come funziona il sistema dei punteggi dei vini di pregio leggi l'articolo dedicato).
L’annata 2015 vede per la prima volta in 100 anni di storia di Monfortino una nuova composizione dei blend dei due cru Francia e Arione, che ora includono uve 100% nebbiolo dal cru di Arione di Serralunga d’Alba.
In una intera decade, Conterno ha prodotto solo le annate 2010, 2013, 2014, 2015 e 2016, saltando le 2011, 2012, 2017 e 2018. Nonostante l’annata 2016 fosse riconosciuta all’unanimità come eccellente, Roberto Conterno decide, andando ancora una volta controcorrente, di non produrla.
La prossima annata di Monfortino sarà la 2019, che probabilmente sarà immessa in commercio a partire dal 2025, data non ancora comunicata ufficialmente dall’azienda.
La Champagne, che gli scorsi anni aveva mostrato grande dinamismo in virtù di un netto calo dell’offerta durante il lockdown, è tornata ad una situazione di normalità dal punto di vista dell’offerta sul mercato. Di conseguenza, l’aumento della disponibilità ha portato ad un riallineamento dei prezzi.
Tra le più iconiche bollicine da aggiungere alla propria collezione nel 2024 troviamo:
Fondata nel 1849, Pol Roger è una prestigiosa maison di Champagne con sede in Avenue de Champagne a Épernay.
Esponente di uno stile che predilige vini eleganti, fini e dalla beva morbida ma precisa, Pol Roger si è da sempre specializzata nella vinificazione di Champagne millesimati (vintage) ed è stata in grado di affermarsi specialmente nel mercato britannico, particolarmente esigente in materia di Champagne.
Ancora oggi l’azienda è posseduta dagli eredi del fondatore, rendendo di fatto la maison una delle pochissime a non aver subito cambi di proprietà nel corso della sua storia lunga oltre 170 anni.
L’annata 2012 ha ricevuto punteggi elevati da parte della critica: Wine Advocate di Robert Parker le ha assegnato 95/100, mentre James Suckling l’ha premiata con 98/100.
Il primo Sir Winston Churchill Pol Roger è stato quello prodotto dall'annata 1975, rilasciato solo in formato magnum, in coincidenza del decimo anniversario della morte del politico britannico. E’ stato presentato nel 1984 a casa di Churchill a Blenheim Palace. Ancora oggi, ogni nuovo millesimo è presentato ufficialmente dalla Maison nella ex residenza del grande statista inglese.
L'amore di Winston Churchill per lo champagne è noto a tutti, e alcuni aneddoti a questo legati hanno contribuito ad alimentare il mito di uno degli uomini politici più importanti del ‘900. E’ stato calcolato che l’ex primo ministro britannico, durante la sua lunga vita (morì, a 91 anni, nel 1965) abbia bevuto qualcosa come 42.000 bottiglie di Champagne, cinque volte oltre il limite raccomandato allora dal Governo.
Altra grande passione di Churchill era quella per i sigari cubani. Si stima che l'ex Primo Ministro abbia fumato oltre 300.000 Habanos, dei quali preferiva in modo particolare il Julieta N.2. Tanto che la leggendaria casa di produzione gli dedicò un formato speciale, l'omonimo Churcill. Il sigaro è oggi una Vitola de Galera (formato di sigari) più famose al mondo, a conferma della grande influenza che lo statista esercitò anche oltreoceano.
A Madame Lily Bollinger, innovativa e visionaria, si deve il concepimento del famoso R.D. (“Récemment Dégorgée”), ovvero “recentemente sboccato”.
Cuvée prodotta solo ed esclusivamente nelle migliori annate e ottenuta da un assemblaggio di circa il 70% di Pinot Noir con saldo di Chardonnay, l’ R.D. venne presentato per la prima volta nel 1961 come sboccatura recente di un Vintage Extra Brut (all’epoca 6 g/l di zucchero) del 1952.
Per quanto si tratti sostanzialmente di una Grande Année con sosta sui lieviti più prolungata, R.D. si distingue per essere uno Champagne unico ottenuto da una selezione di circa 20 cru diversi, maturato per 10/12 anni sui lieviti sotto tappo di sughero (bouchon liège) e dosato extra brut a 3 g/l. Campione tra i pesi massimi, R.D. punge come un’ape, vola come una farfalla.
A Madame Lily Bollinger è anche attribuita la ben nota frase: “Lo Champagne lo bevo quando sono contenta e quando sono triste. Talvolta lo bevo quando sono sola. Quando ho compagnia lo considero obbligatorio. Lo sorseggio quando non ho fame e lo bevo quando ne ho. Altrimenti non lo tocco, a meno che non abbia sete”. Come non concordare con tanta saggezza?
L’annata 2008 ha ottenuto un punteggio di 98+/100 da Wine Advocate di Robert Parker, mentre Vinous di Antonio Galloni le ha assegnato 96/100.
Christian Bizot, nipote di Madame Lily Bollinger, ha lavorato sullo stile e sull’immaginario legati alla Maison, creando la Fondazione Madam Bollinger: lo champagne appare nei film di 007, diventando così anche un’icona pop.
Al cinema James Bond beve Bollinger da più di 40 anni, ma l’agente segreto più famoso del mondo bevve per la prima volta le iconiche bollicine in “Diamonds are forever”, il quarto romanzo di Fleming pubblicato nel 1956. Questo champagne fece la sua prima apparizione al cinema in “ Vivi e lascia morire” del 1973. Dall’incontro nel 1978 tra Albert R. “Cubby” Broccoli - produttore dei film di 007 - e Christian Bizot - direttore generale della Maison - nacque un’amicizia e una collaborazione, tanto che lo Champagne Bollinger divenne lo champagne di James Bond, elemento chiave di seduzione e simbolo della ricercatezza dello stile “British”.
Nel 1979 diventò lo Champagne esclusivo di 007 con “Moonraker”, dove l’agente segreto più famoso del mondo beve un R.D. del 1969, una tra le migliori annate del secolo scorso. Bond, all’hotel Danieli, entra nella camera della dottoressa Goodhead e intravedendo una bottiglia di Bollinger R.D. dichiara: “ Se è del ’69 lei aspettava me”.
Per citare alcune tra le tante curiosità: in occasione dell’uscita del 24esimo film della serie, "Spectre", la Maison lancia sul mercato l’edizione limitata di “Dressed to Kill”. Nel 2012, inoltre, per celebrare oltre 40 anni di collaborazione come Champagne ufficiale di 007 e il film in uscita “No Time To Die”, Bollinger ha prodotto una confezione regalo in edizione limitata che riunisce tre icone: la Cuvée speciale firmata Bollinger, l’Aston Martin DB5 e l’agente segreto britannico, James Bond.
Quando Joseph Krug fondò la Maison de Champagne che porta il suo nome, nel 1843, mosso dalla convinzione che la vera essenza dello Champagne fosse il piacere stesso, il suo sogno era quello di offrire ogni anno il miglior Champagne possibile, indipendentemente dalle variazioni climatiche.
Rivoluzionò le regole della creazione dello Champagne, fondando una Maison in cui tutti gli Champagne avevano lo stesso livello di distinzione. Nel 1848, Joseph affidò la sua visione alle pagine del suo diario, un carnet color dark cherry.
Krug Brut Vintage è realizzato “in base alle circostanze”, come scrisse Joseph. Per la Maison, un millesimato Krug non è una semplice selezione dei migliori vini di una buona annata, ma piuttosto una selezione dei vini che esprimono al meglio la storia di quell’anno, che ne incarnano la musicalità. La creazione è poi arricchita da oltre dieci anni di riposo nelle cantine della Maison.
Il millesimo 2008 in Champagne è stato eccellente, e anche Krug si allinea con una produzione di livello altissimo. La maison è famosa per produrre Champagne robusti, strutturati e in grado di evolvere meravigliosamente nei decenni. Vintage Brut Krug 2008 ha ricevuto un punteggio di 97/100 da Vinous di Antonio Galloni. Jancis Robinson l’ha invece premiata con un rating di 18/20.
L’azienda conserva una piccola parte dei suoi Vintage in cantina, in condizioni ideali, ad affinare in bottiglia per 15/20 anni in più, prima dell’emissione in commercio in versione Collection. Tutti gli Champagne Krug invecchiano con grazia, e Krug Collection rappresenta l'apice di questa arte di sublimazione del tempo.
Questi esemplari vengono regolarmente degustati e valutati, in attesa di vivere una seconda vita e rivelare la loro personalità unica e irripetibile. Il Millesimato Krug viene poi imbottigliato come Krug Collection, lo straordinario secondo movimento di una ben nota sinfonia. La musica è un’analogia naturale per descrivere il savoir-faire di Krug, guidato dal principio unico di individualità del fondatore, Joseph Krug.
Questo principio si collega all'arte di isolare il vino di ogni parcella, come un musicista individuale, per identificare con precisione la sua melodia unica. Solo allora Julie Cavil, Chef de Cave di Krug, come una direttrice d'orchestra, li audiziona per determinare chi suonerà insieme in armonia.
La Maison Krug ha da tempo compreso l’influenza del suono sulla percezione del gusto: la musica riesce a far nascere nuove sensazioni, rivelando sfaccettature inaspettate dei suoi champagne. Propone infatti abbinamenti musicali come modalità inedita di scoprili.
L’annata 2008, per esempio, caratterizzata da un livello qualitativo eccezionale, ha ispirato la composizione di Ryuichi Sakamoto, “Suite for Krug in 2008”.
Nonostante le vendite al di sotto delle attese registrate durante la campagna en primeur dello scorso anno, Bordeaux ha proposto recenti vendemmie caratterizzate da qualità eccezionale, quali ad esempio le 2018, 2020 e l’attesa 2022, lasciando intravedere un ritorno di interesse per i vini della regione.
Tra i grandi protagonisti per il 2024 troviamo:
Château Lafite Rothschild è una vera istituzione nel panorama vitivinicolo mondiale. La cantina affonda le sue radici a Pauillac sin dal XVII secolo, e dal 1868 è di proprietà dei membri della famiglia Rothschild.
E’ il primo dei Premier Grands Crus Classés, tra i cinque eletti nella famosa classificazione ufficiale del 1855 dei vini del Médoc.
I migliori rappresentanti della denominazione Pauillac, tra cui figura Lafite, sono vini profondi e robusti, che abbisognano di diverse decadi di affinamento in cantina prima di essere goduti.
Il nome Lafite deriva da La Hite, che significa altezza, poiché questi vigneti, oltre ad essere i più estesi di Pauillac, sono anche i più alti. I terreni, particolarmente vocati, sono principalmente costituiti da ghiaia, roccia e pietre, e subiscono l’influenza positiva dell’oceano Atlantico e del fiume della Gironda.
Il vino è prodotto per la maggior parte con Cabernet Sauvignon e una piccola percentuale di Merlot, con saldo di Cabernet Franc e Petit Verdot. Matura per circa 20 mesi in barrique.
Il fascino di Lafite è legato anche alla sua cantina, recentemente ampliata grazie al progetto dell’architetto Riccardo Bofil con un approccio innovativo: gli spazi sotterranei, occupati da oltre 2.200 barrique disposte ad anfiteatro, danno vita ad uno scenario maestoso visibile anche dall’esterno attraverso enormi vetrate.
Il prestigio di Lafite si riflette anche nelle quotazioni che i suoi vini di annate risalenti a prima del '900 hanno acquisito in asta. L’annata 1869 ha segnato un record: è stata infatti venduta a 163.000 sterline a un compratore asiatico nel 2010.
L’annata 1787, venduta a 109.300 sterline, riporta sulla bottiglia le iniziali “Th J”, poiché sembra appartenesse alla collezione del terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, prima di finire in quella di Malcolm Forbes, editore dell’omonima rivista, nel 1985.
A partire dall’annata 2012, le bottiglie riportano un codice di tracciabilità sia sulla cassa che sul collarino delle bottiglie, a garanzia della loro autenticità.
L’annata 2020 ha ricevuto un punteggio di 97/100 da Wine Advocate di Robert Parker e di 19/20 da Jancis Robinson.
Nel 1853 il barone Nathaniel de Rothschild assume la guida della tenuta Mouton a Pauillac, nel cuore del Médoc.
Nathaniel è guidato dal desiderio di servire il proprio vino ai suoi amici delle classi più nobili. Nel 1922 sarà il nipote Philippe a condurre l’azienda ai vertici della produzione mondiale.
Château Mouton Rothschild è stata l’unica azienda a scardinare la rigidità della classificazione dei vini di Bordeaux del 1855 voluta da Napoleone III, passando nel 1973 da Deuxième a Premier Grand Cru Classé.
Mouton è nota anche per essere stata la prima a effettuare tutti i passaggi di vinificazione e imbottigliamento all’interno della propria cantina. Passaggi riassumibili con il famoso mise en bouteille au chateau, l’imbottigliamento in cantina, che ha poi rivoluzionato la produzione di diverse cantine.
L’immensa cantina progettata dall’architetto Charles Siclis, lunga 100 metri, insieme all’edificio costruito dall’architetto Bernard Mazière, con sala degustazione aperta sulle vigne, hanno rafforzato il fascino di un’azienda ricca di storia.
Château Mouton Rothschild ha anche saputo creare un fortissimo legame con l’arte: nel 1945, per festeggiare la fine della seconda guerra mondiale, l’artista Philippe Jullian è chiamato a dipingere l’etichetta del Grand Vin. Da allora, ogni anno un nuovo artista crea un’immagine diversa, portando le bottiglie delle diverse annate nei più grandi musei del mondo.
Nel 1962, l’azienda inaugura anche un museo all’interno della propria tenuta. Questa si estende su 90 ettari vitati composti da pietre e ghiaia mischiate a sabbia e argilla, che regalano vini rossi ricchi di tannino e molto longevi. Sono prodotti con Cabernet Sauvignon in una percentuale di circa 80%, insieme a Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot.
Tra le etichette più importanti, quella del 2000 serigrafata in oro per celebrare il nuovo millennio e quella del 2003 con l’immagine del barone Nathaniel, nata per celebrare i 150 anni dell’azienda.
Qualche curiosità: le 12 bottiglie del 1945 sono state vendute all’asta di Christie’s a Beverly Hills nel 2006 a 290.000 dollari. Le 6 magnum della stessa annata sono state vendute a 345.000 dollari. La Jeroboam venduta nel 1997 a più di 84.000 euro rientra tra le bottiglie più costose di sempre.
L’annata 2020 è stata premiata con un punteggio di 100/100 da Wine Advocate di Robert Parker. Vinous di Antonio Galloni le ha assegnato 99/100.
La storia di Château Léoville Poyferré inizia nel 1638 quando Jean Moytiè, nobile e parlamentare, acquistò un terreno sulla cima di una collinetta ghiaiosa chiamata in seguito Mont Moytiè. Un secolo dopo, Blaise Antonie Alexander de Gasq, divenuto nuovo proprietario, contribuì a far divenire il terreno, ora chiamato Léoville, uno dei migliori del Médoc.
Nel 1855 Chateau Léoville Poyferré fu classificato Deuxième Gran Cru Classè. Nel 1920 la proprietà venne acquistata dalla famiglia Cuvelier.
I 50 ettari di vigneto dello Château Léoville Poyferré sono piantati su terreni ghiaiosi con un sottosuolo argilloso e comprendono un'elevata percentuale di vecchie vigne. Il vigneto è impiantato con 77% Cabernet Sauvignon, 20% Merlot e 3% Cabernet Franc, i vitigni tradizionali del Médoc. Le viti hanno un'età media di 40 anni e l'appezzamento più vecchio risale al 1953.
L’annata 2018 ha segnato un millesimo particolarmente felice per questo Château: ha infatti ricevuto un doppio punteggio di 97/100 da Wine Advocate di Robert Parker e da Vinous di Antonio Galloni. Jancis Robinson le ha invece attribuito un ragguardevole punteggio di 19/20.
In questo articolo ti abbiamo presentato la nostra selezione di vini che si stanno riconfermando protagonisti del mercato anche per il 2024. Ti abbiamo quindi raccontato aneddoti e curiosità che hanno contribuito a crearne il mito.
Sono alcuni tra i migliori rappresentanti della produzione vitivinicola nazionale e delle regioni di Toscana, Piemonte Champagne e Bordeaux.
Vini eccezionali, tra i più scambiati nel 2023 sul mercato di eWibe. Bottiglie da collezionare, che potranno aumenterà il prestigio della tua cantina.
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